“La guerra non dichiarata. Perché in Italia tutto è iniziato prima del Coronavirus e perché non è ancora finita””

Relatore: prof. Stefano Paleari, Professore di Analisi dei Sistemi Finanziari Università degli Studi di Bergamo

Per la prima conviviale con ospiti in presenza dopo mesi di riunioni on-line, nonché l’ultima da Presidente per Giorgio (Donadoni), non si poteva chiedere di meglio: Stefano Paleari non ha bisogno di presentazioni né che venga letto il suo chilometrico e considerevole curriculum.

È persona lucida, brillante, comunicativa, equilibrata e di visione e il suo libro, “LA GUERRA NON DICHIARATA – Perché in Italia tutto è cominciato prima del Coronavirus e perché non è ancora finita” ne è un lampante esempio. L’ho letto a ottobre, appena uscito in libreria e il primo commento dopo averlo posato è stato “deprimente”, per le sensazioni di sconforto e demoralizzazione che mi aveva lasciato.

Quante volte durante i periodi più bui della pandemia abbiamo sentito pronunciare le parole “siamo in guerra”? Ma siamo davvero così convinti che le ostilità siano iniziate solo allora? O, come ci illustra Paleari, il conflitto in Italia sia cominciato ben prima? Cioè da prima del 2008. E che da allora sembra non essersi più fermato.

Da uomo di analisi qual è, in modo apparentemente semplice ma puntuale, ha elencato una serie di fattori che sono comparabili solamente al periodo intercorso tra la Iᵃ e la IIᵃ Guerra Mondiale, quando la popolazione era drasticamente calata, i valori immobiliari erano bassissimi e il PIL era ai minimi storici. Ma c’erano non una ma ben due guerre quale scenario, con tutte le loro immaginabili conseguenze: la distruzione, i morti e i dispersi, la povertà. Il contesto oggi però è completamente variato, dal conflitto si è passati all’euforia postbellica e via via fino ad una crescita scoordinata e casuale che ha mostrato tutti i suoi limiti con la crisi del 2008 quando, anziché reagire come tutti gli altri Paesi Europei (il nostro modello) attuando una serie di riforme per contrastare la caduta dei mercati, le speculazioni finanziarie ed il famoso fallimento della Lehman Brothers, l’Italia si è arenata, impantanandosi in una serie di diritti acquisiti, rendite di posizione e politiche dissennate.

L’analisi fatta dal Prof. Paleari è drammaticamente semplice e razionale: al momento e nemmeno nel prossimo futuro non avremo i numeri non solo per crescere ma anche per pagare il debito accumulato in questi anni. Non servono equazioni complicate per capirlo, ma le basi della matematica imparata alle primarie: in Italia nascono ogni anno 450.000 bambini e muoiono 600.000 persone circa, 140.000 si trasferiscono all’estero e di questi il 25% è laureato, il 25% della popolazione ha più di 65 anni e la spesa previdenziale è salita del 50%, crescendo di 52 miliardi annualmente; a ciò si aggiunge una riduzione del 15% del PIL rispetto al 2008, contro una crescita della Germania dell’8%. Sfida aritmicamente persa in partenza senza prendere provvedimenti o individuando soluzioni che possano essere a costo zero per lo Stato.

Il Prof. Paleari, da uomo che ha conosciuto, conosce e si relaziona col complesso mondo della macchina amministrativa pubblica, ha puntualmente elencato i problemi e le possibili soluzioni, peraltro alcune già adottate nelle linee guida per il Recovery Plan. Vediamoli punto per punto:

1. IL DEFICIT. Per ridurlo è necessario crescere e migliorare le performance del Paese. E per farlo servono investimenti a lungo termine, in infrastrutture, ricerca, scuola e non in interventi kamikaze “acchiappaconsensi” quali il reddito di cittadinanza e quota 100. Riporto due bellissimi esempi fatti durante la riunione: il primo è che non è sbagliato fare deficit, è come si fa, per cosa e per quali valori, da valutare. Come per il colesterolo, ce ne è uno “cattivo” e uno “buono”, ma ciò non significa che quello buono debba sforare la propria soglia, sempre colesterolo resta! E il secondo è sugli aiuti: ai ragazzi non bisogna regalare un pesce tutti i giorni, ma una canna da pesca per imparare a prenderselo da sé. Lo Stato deve dotarci di strumenti che insegnino l’autosufficienza e la consapevolezza, non farci crogiolare nell’assistenzialismo.

2. LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. Viene proposto che gli stipendi dei funzionari se sono più alti della media europea vengano riportati a tale media. Esistono infatti posizioni di responsabilità pubblica che guadagnano 4, 5 volte la media europea mentre abbiamo i sindaci delle città che non riescono a pagare gli avvocati quando ricevono gli avvisi di garanzia!

3. IL COSTO del LAVORO. In Italia è altissimo e assolutamente non equilibrato. Ci sono categorie iperprotette ed alcune senza alcun sussidio. Alcune che versano molti contributi ed altre quasi nulla, salvo reclamare la cassa integrazione quando necessario. Si dovrebbe ragionare sulla convenienza del lavoro e sulla resa sia per il privato che il pubblico.

4. LE PENSIONI. Una riforma solo temporale, basata sull’età non è sufficiente. Servirebbe responsabilizzare le persone, libere di andarsene in pensione potendo contare solo su quanto versato a livello contributivo negli anni in cui si è lavorato.

5. LE IMPRESE. Per agevolare la crescita del PIL ed evitare la fuga delle aziende e delle produzioni all’estero è necessario abbassare le tasse alle imprese che già subiscono un costo del lavoro elevato. In America, ad esempio, sono tassate al 18% contro il nostro 59% tra tasse dirette e indirette.

6. L’OCCUPAZIONE FEMMINILE. Fanalino di coda con la Grecia, in Europa, servirebbe favorire fiscalmente l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro.

7. Le INFRASTRUTTURE. Partendo dal presupposto che per costruire una qualsiasi infrastruttura in Italia passano decenni, sarebbe necessario, nell’immediato, occuparsi della manutenzione dell’esistente nonché programmare delle ciclo-strade che incentivino gli spostamenti dolci al 20% della popolazione che lavora in un raggio di 5 km da casa.

8. GLI ENTI LOCALI. Negli ultimi anni i bilanci dei Comuni si sono basati sugli oneri di costruzione per pagare la spesa corrente. Bisogna invertire la rotta e finanziare quelli che non consumeranno più suolo pubblico.

9. LA GIUSTIZIA. La spesa della giustizia in Italia è in linea con quella degli altri paesi europei ma con un numero inferiore di addetti. Ne consegue che una causa duri spesso decenni. Basterebbe digitalizzare una parte delle procedure e dei processi (come in Estonia dove puoi iniziare una causa caricando i documenti che ritieni opportuno nel sito del Tribunale).

10. LA BUROCRAZIA. Frenarne la follia, limitare le clausole compromissorie di contratti che nessuno legge, evitare la creazione di nuove procedure cavillose che non fanno che allungare i tempi decisionali in qualsiasi settore.

11. L’EDUCAZIONE. Investire in un Paese significa in primis investire nei suoi giovani, nella futura classe dirigente, evitando che si trasferiscano all’estero per avere più opportunità. Partire dalla Scuola è fondamentale. Anni fa il Professore fece una proposta alla Confindustria locale e cioè di “investire” ogni anno in alcuni giovani da inserire nella Pubblica Amministrazione, con il risultato che dopo diversi anni i quadri potrebbero essere più vicini al mondo dell’impresa e più competenti nei settori chiave della crescita.

12. LA SANITA’. Il Covid non ha fatto altro che far emergere le criticità dovute ai tagli alla sanità occorsi negli anni passati, evidenziando le disparità tra le diverse strutture, la qualità dei servizi, la professionalità, addirittura il numero dei sistemi di protezione individuali. Serve un’equiparazione e una maggior standardizzazione qualitativa a livello nazionale.

Il Recovery sarà l’occasione senza precedenti che avrà il nostro paese per avere finanziamenti da utilizzare al fine di perseguire tutti gli obiettivi sopraelencati e permetterci di rimetterci al passo con gli altri paesi europei. Serviranno ovviamente un cambio di mentalità del sistema Paese, in quanto, come diceva Einstein, “non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato” ed un maggior impegno della società civile (in risposta a Roberto Magri e Giorgio Donadoni), perché il “risveglio” post -Covid sarà doloroso e diseconomico per molti. Non so voi ma la mia sensazione (come quella che ha espresso Gianfranco Ceruti nel suo intervento), resta di demoralizzazione pur essendo una positiva. Ce la faremo? Saremo in grado di virare così repentinamente per permetterci di non rimanere travolti dall’onda ma anzi, imparando a cavalcarla e a sfruttarne la scia? Non ci resta che sperare, impegnandoci a livello personale, assaporando, speriamo ancora per molto, il clima di serietà e competenza che il premier Mario Draghi ha portato all’interno dei nostri palazzi romani.

(Simona L.)

BOLLETTINO N°35 – Volume 35

Responsabile:
Carmelo Antonuccio

Redazione:
G. Albani, AM. Bruno Cividini,

M. Ghitti, S. Leggeri.

Incontro n°35
Lunedì 14 giugno 2021
Hotel excelsior San Marco(BG)

TEMA ROTARY 2019-2020
“Rotary opens opportunities”

Presidente Internazionale:
HOLGER KNAACK

XiIª LETTERA DEL GOVERNATORE

Carissimi, eccoci all’ultima lettera dell’Anno Rotariano, dedicato alle Fellowship e ai Circoli Rotariani. Credo che però sia doveroso scrivere non solo di Fellowship, ma anche di quel sentimento che noi latini condividiamo e che nella pratica delle nostre riunioni si traduce in desiderio di trovarsi e che si confonde con friendship. Il fatto che il nostro Distretto abbia avuto una flessione ridotta dell’organico, e abbia un fiorire di nuovi soci, in un periodo in cui tutti si aspettavano che ci saremmo trovati in quattro soci in angoli dispersi del Distretto, molto dice su cosa lo anima. Non si tratta solo di spirito di servizio, si tratta di volontà di vedersi e di incontrarsi personalmente. La gioia di ricevere inviti dai club in questo mese e di essere fuori di casa tutte le sere è indescrivibile e vorrei che questa mia lettera fosse un ringraziamento per il grande affetto che mi dimostrate e che mi avete dimostrato anche nel corso delle serate in Zoom in cui avevo ormai potenziato il dono della trilocazione. Più di una delle persone che ho incontrato in questi giorni mi hanno detto che ci sono sempre stata in questo periodo, e sono felice che la cosa abbia fatto piacere e ci abbia fatto sentire tutti uniti, il ruolo di un Governatore è quello non solo di dirigere un Distretto, ma di condividere il più possibile anche i momenti dei singoli club. Non vi ho parlato dei Circoli Rotariani, ma torneremo sull’argomento; vi ho parlato di noi e dell’affetto che ricambio per ognuno di voi, ringraziandovi di avermi dato la possibilità di fare qualcosa per il Distretto e per noi in un momento che non era così semplice. Un abbraccio fortissimo,

Incontro n°35

Lunedi 14 giugno 2021

Hotel Excelsior San MArco (BG)

Soci presenti il 14 Giugno 2021 : 21 + 1 = 46,80% Giorgio Donadoni, Presidente; Albani, Antonuccio, Barzanò, Carminati, Ceruti, Clemente, Cortesi, Crotti, De Beni, Denti Rodeschini, Ghitti, Leggeri, Magri, Manzoni, Maroni, Monguzzi, Pisacane, Poletti de Chaurand, Rota, MG Salvi.

Coniugi e familiari: 2 Shion Nakashima Pisacane e Ines Salvi. Ospiti del Club: 5 prof. Stefano Paleari, relatore con signora Fabiola; dott.ssa Alessandra Catò e prof. Luca Catò; s.o. Barbara Nappi.

Ospiti dei Soci: 3 avv. Francesca Cattaneo, dott.ssa Giuliana Rossini e dott. Luca Tirloni.

Soci presso altri Club e iniziative: 6 Barzanò il 26 maggio riunione FRACH; Barzanò il 28 maggio riunione col Presidente e il Segretario del Coordinamento nazionale ICC; Barzanò l’11 giugno riunione del Segretariato del Multilateral Rotarian Forum (MRF) con gli omologhi di Stoccarda e di Lione e con i due AG per l’aspetto donizettiano del progetto distrettuale Bergamo 2023; Barzanò il 12 giugno con De Beni, Leggeri, Crotti e Viganò con il RC Stuttgart Solitude e partecipazione online (dal 12 al 16 giugno) al Congresso internazionale; Barzanò 16 giugno riunione FRACH.

Soci di altri Club: 2 PP Ivan Rodeschini e Alberto Perolari del RC Bergamo

Soci D.O.F. = 10 di cui 4 presenti.

Soci in congedo = 2 Colli, Manzoni.

Soci = 54 Totale Presenze = 35 Assiduità mese di Maggio = 44,28%